LA TIROIDE DAL BAMBINO ALL’ ANZIANO

La Settimana Mondiale della Tiroide si celebra dal 23 al 27 maggio 2016 

 

Scopo della manifestazione è sensibilizzare l'opinione pubblica e il mondo scientifico sui crescenti problemi legati alle malattie della tiroide, con particolare riguardo all'azione preventiva della iodoprofilassi.

Perchè parlare di tiroide ?

La tiroide svolge un ruolo fondamentale nell’arco di tutta la vita umana da prima della nascita  alla terza età in quanto regola importanti processi quali lo sviluppo neuropsichico e l’accrescimento somatico nell’età evolutiva, mentre in tutte le età è fondamentale per la funzione cardiovascolare, il metabolismo basale, lipidico, glucidico e osseo.

La tiroide inoltre deve essere adeguatamente conosciuta perché le malattie tiroidee sono di frequente riscontro nella popolazione generale, soprattutto nelle donne. Fortunatamente la maggior parte delle malattie della tiroide può essere prevenuta e curata nelle fasi iniziali senza importanti conseguenze sulla salute.

Come prevenire problemi alla tiroide ?

La causa più frequente della patologia tiroidea è la carenza di iodio, che può provocare, a seconda dell’età della vita in cui si verifica, riduzione del quoziente intellettivo, deficit neurologici “minori”, gozzo, formazione di noduli o ipertiroidismo. Garantire un adeguato apporto di iodio nella alimentazione  rappresenta pertanto il più efficace mezzo di prevenzione delle malattie tiroidee.

Lo iodio, che è il costituente fondamentale degli ormoni tiroidei, viene infatti introdotto con gli alimenti che, tuttavia, ne contengono basse concentrazioni a causa delle scarse quantità del micronutriente  presenti nel suolo in vaste aree del pianeta. Per prevenire la carenza iodica è necessario che l’alimentazione quotidiana sia quanto più possibile varia e preveda il consumo di pesce, latte e formaggi, che sono i cibi a più alto contenuto di iodio. Tuttavia, è necessario che venga aggiunta una quantità di iodio come integrazione agli alimenti stessi. Un valido strumento è rappresentato dal sale arricchito di iodio, comunemente indicato con il termine di sale iodato, ovunque ampiamente disponibile. A tal scopo nel 2005 in è stata emanata una legge che prevede una serie di misure finalizzate a promuovere il consumo di sale iodato su tutto il territorio nazionale.

Quali sono le fasi della vita importanti per la prevenzione ?

I bambini e le donne in gravidanza sono più vulnerabili nei confronti degli effetti avversi della carenza iodica, poiché in queste fasi della vita il fabbisogno di iodio è maggiore. Sel’apporto di iodio con la dieta non è sufficiente a soddisfare il fabbisogno della madre e del feto, si può instaurare una condizione di ipotiroidismo materno o materno-fetale, le cui conseguenze sono tanto più gravi quanto più marcato e protratto è il deficit ormonale. In particolare, poiché durante la vita intra-uterina gli ormoni tiroidei concorrono al corretto sviluppo del sistema nervoso centrale dell’embrione e del feto, un apporto nutrizionale di iodio insufficiente in questa fase della vita può compromettere lo sviluppo intellettivo e cognitivo del nascituro.

Anche durante l’allattamento è necessario che la madre fornisca un’adeguata quantità di iodio al neonato in modo da assicurargli una normale funzione tiroidea durante questa fase della vita.

Le donne in età fertile residenti in aree geografiche dove l’apporto di iodio con gli alimenti non è sufficiente a soddisfare le necessità della gravidanza e dell’allattamento, oltre ad utilizzare con costanza e regolarità il sale iodato, che come è noto tutti dovrebbero impiegare, sarebbe necessario che assumessero una quantità supplementare di iodio ricorrendo a specifiche integrazioni. Questa supplementazione risulta ancora più efficace se iniziata con largo anticipo rispetto al concepimento nella donna che pianifica una gravidanza.

Perchè parlare della tiroide nell’adulto e nell’anziano ?

La patologie tiroidee, sia quella nodulare che le alterazioni della funzione, sono piuttosto frequente negli adulti e negli anziani. I noduli della tiroide costituiscono la più comune malattia tiroidea nella popolazione generale e in particolare nelle aree iodocarenti, con una prevalenza che aumenta con l’età; sono più frequentemente associati al gozzo (gozzo nodulare), ma possono anche essere isolati. I noduli tiroidei sono palpabili nel 5 % dei soggetti, ma noduli di piccole dimensioni, rilevabili con l’esame ecografico, sono presenti nel 50-60% della popolazione generale. Allo stesso modo, anche le alterazioni della funzione tiroidea sono molto frequenti. L’ipotiroidismo, cioè la condizione caratterizzata da una ridotta produzione di ormoni tiroidei, può essere riscontrato in forma lieve in quasi il 10% della popolazione ed anch’esso aumenta con l’età. Ad essere colpite sono soprattutto le donne oltre i 75 anni, infatti, una donna su 5 ne può essere affetta. La causa più frequente di ipotiroidismo, la tiroidite cronica di Hashimoto, è autoimmune e la predisposizione genetica ha un forte ruolo nel determinarla. L'ipertiroidismo, cioè l’eccessiva produzione di ormoni tiroidei,colpisce fino al 2-3% della popolazione generale nella sua forma clinicamente manifesta, ma la prevalenza delle forme più lievi è del 4-6 % soprattutto nelle popolazioni più anziane. Anche l’ipertiroidismo può  avere un’origine autoimmune (morbo di Basedow) ed in questo caso colpisce soprattutto le donne in età giovane/adulta. Può anche essere causato da noduli tiroidei iperfunzionanti  e in questo caso interessa  una popolazione più anziana, sia maschile che femminile. Questa forma di ipertiroidismo è molto più frequente nelle aree iodocarenti.

Perché è importante fare diagnosi e  terapia precoci ?

Tutte la malattie tiroidee una volta correttamente identificate e curate nei tempi opportuni non portano a conseguenze cliniche rilevanti e possono essere trattate con successo mediante l'uso di farmaci o preparati ormonali correttivi.  

L’ipotiroidismo si corregge agevolmente con l’assunzione di ormone tiroideo. Devono per questo essere usati farmaci certificati, mentre vanno evitati estratti o prodotti con contenuto di ormoni non assicurato.

L’ipertiroidismo necessita di  terapie che riducono l’eccessiva produzione ormonale, vengono per questo usati farmaci che bloccano la produzione ormonale o, in alcuni casi, in cui viene richiesto il trattamento definitivo, viene utilizzata la terapia radiometabolica con 131-I.

Il gozzo nodulare è quasi sempre benigno e necessita solo di regolari controlli nel tempo.

I noduli che sono sospetti per neoplasia richiedono l’intervento chirurgico. Fortunatamente al giorno d’oggi in molti casi le metodiche mini-invasive risolvono  la patologia in fase precoce.

 I noduli maligni della tiroide sono rari (circa 3-5% di tutti i noduli tiroidei) e una volta diagnosticati possono essere curati con successo nella maggior parte dei casi mediante tiroidectomia o tiroidectomia associata alla terapia radio metabolica con 131-I in casi selezionati di carcinoma differenziato della tiroide. La diagnostica dei noduli tiroidei è oggi effettuata ampiamente mediante ecografia. Va sottolineato però che gli esami ecografici “a tappeto” non devono rappresentare uno strumento di diagnosi indiscriminata di patologia tiroidea vista la bassa percentuale di tumori maligni nell’ambito della patologia nodulare. Uno screening universale ecografico può creare inutili preoccupazioni e pertanto si raccomanda un utilizzo mirato. La scintigrafia tiroidea, anche se meno usata che in passato, rimane uno strumento importante nella diagnostica dell’ipertiroidismo da gozzo nodulare o da nodulo “caldo”. E’ compito dello specialista selezionare quei casi che richiedano un approfondimento diagnostico e terapie specifiche.

In quali fasi della vita può essere importante eseguire uno screening della funzione tiroidea ?

La sorveglianza su particolari popolazioni a rischio quali il neonato e la donna in gravidanza è di estrema importanza. Lo screening neonatale per l'ipotiroidismo congenito, attivo su tutto il territorio nazionale ormai da circa 30 anni, o lo screening da effettuare su  donne in gravidanza a rischio (con anamnesi familiare positiva per tireopatie autoimmuni o ipotiroidismo, storia di tireopatia, anticorpi antitiroide,diabete tipo I, altre patologie autoimmuni, assunzione farmaci ad azione antitiroide, o provenienti da zone a carenza iodica),  sono infatti fondamentali per diagnosticare e curare fasi iniziali di disfunzione tiroidea, consentendo di evitare danni nei bambini.

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Evento conclusivo C.A.P.E. 30 maggio 2016 ore 17,30 Sala cinematografica Policlinico Gemelli Roma

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